Covid. Rapporto Iss: “Vaccinazione completa copre dall’infezione nell’88% dei casi, dal ricovero in ospedale nel 94,6%, in terapia intensiva nel 97,3% e dal decesso nel 95,8%”

I dati sono contenuti nell’ultimo rapporto sulla situazione della pandemia pubblicato dall’Iss che rileva una brusca salita di nuovi contagi nell’ultima settimana ascrivibili nella maggior parte dei casi a persone non vaccinate o vaccinate solo con la prima dose.

Data:
19 Luglio 2021

Covid. Rapporto Iss: “Vaccinazione completa copre dall’infezione nell’88% dei casi, dal ricovero in ospedale nel 94,6%, in terapia intensiva nel 97,3% e dal decesso nel 95,8%”

I dati sono contenuti nell’ultimo rapporto sulla situazione della pandemia pubblicato dall’Iss che rileva una brusca salita di nuovi contagi nell’ultima settimana ascrivibili nella maggior parte dei casi a persone non vaccinate o vaccinate solo con la prima dose. Un altro effetto della campagna vaccinale è la diminuzione nell’età mediana dei casi di Covid, che nelle ultime due settimane è stata di 29 anni, dato che le categorie prioritarie per il vaccino sono state le fasce di età più avanzate. IL RAPPORTO.

17 LUG – L’Istituto superiore di sanità ha aggiornato il suo rapporto epidemiologico settimanale sull’andamento della pandemia in Italia osservando un rapido aumento dell’incidenza settimanale a livello nazionale che ha raggiunto i 14 casi per 100.000 abitanti nel periodo dal 5 all’11 luglio, a fronte dei 9 per 100.000 abitanti nel periodo dal 28 giugno al 4 luglio.
 
L’età mediana dei soggetti segnalati al sistema di sorveglianza con infezione confermata da virus SARS-CoV-2 nelle ultime due settimane è pari a 29 anni (range 0- 101 aa).
 
Nelle ultime due settimane il 26,7% dei casi totali ha un’età inferiore a 19 anni, il 62,3% ha una età compresa tra 20 e 59 anni e il 11% ha un’età superiore a 60 anni.
 
Nel periodo 23 giugno–6 luglio 2021, l’indice di trasmissibilità (Rt) medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,91 (range 0,67– 1,32), in deciso aumento rispetto alla settimana precedente (16 giugno–29 giugno 2021 0,66, range 0,62– 0,85) e sopra uno nel limite superiore. Si osserva in particolare che l’Rt “augmented” al 6 luglio è significativamente sopra la soglia epidemica [1.24 (1.21-1.27)]. L’elevata proporzione di nuove diagnosi tra giovani soggetti asintomatici va ulteriormente considerata nella lettura di queste stime di trasmissibilità.
 
Nel 74,2% dei casi diagnosticati nell’ultima settimana è riportata una trasmissione locale (autoctona) dell’infezione, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (76%); nel 5,2% i casi provengono da un paese estero e lo 1,1% da altra Regione/PA (nel 19,5% dei casi l’informazione non è nota).
 
La maggior parte dei casi segnalati in Italia sono stati identificati negli ultimi 14 giorni in soggetti non completamente vaccinati, cioè che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino SARS-CoV-2 o che sono stati vaccinati con la prima dose o con il vaccino mono dose entro 14 giorni dalla diagnosi stessa, ovvero prima del tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria completa al vaccino.
 
La percentuale dei casi tra i vaccinati è infatti largamente inferiore alla percentuale dei casi tra i non vaccinati. Se i vaccini non fossero efficaci nel ridurre il rischio di infezione, non si osserverebbero differenze nel numero di casi tra vaccinati e non vaccinati. Le differenze osservate dimostrano che i vaccini sono efficaci nel ridurre il rischio di infezione, di ospedalizzazione, di ingresso in terapia intensiva e di decesso.
 
Le differenze sono ancora più evidenti quando i dati vengono stratificati per fascia di età. Nella fascia d’età 80+ anni, negli ultimi 30 giorni, il 36% delle diagnosi di SARS-COV-2, il 50% delle ospedalizzazioni, l’81% dei ricoveri in terapia intensiva e il 66% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino e che rappresentano il 9,5% della popolazione in questa fascia d’età.
 
Si evidenzia che tra i casi ospedalizzati questi sono molto più frequentemente a carico della popolazione non vaccinata.
 
L’efficacia complessiva della vaccinazione, aggiustata per età, è superiore al 70% nel prevenire l’infezione in vaccinati con ciclo incompleto (71,3%, IC95%: 71,0%-71,7%) e superiore all’88% per i vaccinati con ciclo completo (88,5%, IC95%: 88,3%-88,7%).
 
L’efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione, sale all’ 80,8% con ciclo incompleto (IC95%: 80,1%-81,6%) e al 94,6% con ciclo completo (IC95%: 94,3%-94,9%).
 
L’efficacia nel prevenire i ricoveri in terapia intensiva è pari all’88,1% (IC95%: 86,3%-89,7%) con ciclo incompleto e a 97,3% con ciclo completo (IC95%: 96,4%-98,0%).
 
Infine, l’efficacia nel prevenire il decesso è pari a 79,0% (IC95%: 77,4-80,6%) con ciclo incompleto e a 95,8% con ciclo completo (IC95%: 95,3%- 96,3%).
 
Un altro effetto della campagna vaccinale è la diminuzione nell’età mediana dei casi di COVID-19, dato che le categorie prioritarie per il vaccino sono state le fasce di età più avanzate.
 
L’età mediana dei casi al primo ricovero è diminuita nell’ultima settimana (52 anni), così come l’età dei casi all’ingresso in terapia intensiva (63 anni).
 

 
  
Le varianti. Sebbene la variante alfa sia ancora la variante prevalente in Italia, la sua prevalenza sta diminuendo. I vaccini in uso mantengono contro questa variante, caratterizzata da una trasmissibilità più elevata rispetto a varianti precedentemente diffuse nel nostro paese, la loro efficacia nel prevenire casi di malattia ed infezione dovuti a questa variante. In linea con quanto osservato in altri paesi europei con elevata copertura vaccinale, anche in Italia si conferma una sempre maggiore diffusione della variante delta. Questa variante è caratterizzata da una ulteriore maggiore trasmissibilità e da una parziale riduzione nella capacità di neutralizzazione di anticorpi contro varianti del virus SARSCoV-2 precedentemente circolanti.
 
Operatori sanitari. Dall’inizio dell’epidemia sono stati diagnosticati 137.082 casi tra gli operatori sanitari (età mediana 47 anni) pari al 3% dei casi totali segnalati. I dati riportati dalle Regioni/PPAA indicano che la letalità tra gli operatori sanitari è inferiore, anche a parità di classe di età, alla letalità totale, verosimilmente perché gli operatori sanitari asintomatici e pauci-sintomatici vengono maggiormente testati rispetto alla popolazione generale.
 
A metà novembre la percentuale dei casi tra gli operatori sanitari superava il 5% del totale, ma dalla metà di gennaio si osserva un trend in diminuzione attribuibile al completamento del ciclo vaccinale in una buona percentuale di soggetti appartenenti a questa categoria.
 

 
 

17 luglio 2021
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Ultimo aggiornamento

19 Luglio 2021, 21:11

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